Con piacere vi faccio leggere la recensione scritta dal Dott. Luciano Domenighini inerente al mio ultimo libro: "Istanti di vita"
Raffaella C.B. Amoruso,
"Istanti di vita"
A metà strada fra la silloge
poetica e la raccolta di aforismi, immersa nell'atmosfera
percettiva del tempo trascorso e perduto e con la vocazione del diario intimo,
è quest'opera riepilogativa del bagaglio di memorie del passato in una messa a
fuoco del presente che ha l'aspetto della pausa meditativa, della sosta
chiarificatrice e, in più punti, il carattere di un'apocalisse privata, del
"redde rationem", dell'autocoscienza e del conseguente giudizio
annunciato e atteso, predestinato e inevitabile.
Questa collana di riflessioni
è calata in un clima psicologico sospeso,fermo, sull'ala di una sorta di
"cupio dissolvi", percepito e cantato con languore più che con
rassegnazione, con dolcezza più che con orrore. Il sereno e appagante
autocompiacimento della ricapitolazione in luogo del terrore per una possibile
capitolazione.
La struttura a prosimetro che
contrassegnava le sue precedenti raccolte ora si coagula e si omologa in una
prosa poetica politonale, sempre divisa in numeri, dove labile è il confine fra
la prosa e la versificazione. Sono toccate le corde della rievocazione, della
riflessione filosofica, ma compaiono anche il commento cronachistico e
l'immediata e istantanea descrittività di paesaggi e di emozioni. Su tutto
aleggia un ineludibile senso di constatazione, di lucida presa di coscienza che
non di rado trapassa in un motteggiare perentorio, definitivo, talora
sentenzioso talaltra oracolare.
Non mancano le espansioni
sensuali, quella celebrazione entusiastica, quasi cerimoniale del piacere
fisico che aveva caratterizzato le opere precedenti.
Nondimeno qui compaiono anche
momenti di sgomentata "empasse", di disillusione quando non di
delusione, di distacco e di ripensamento, manifestazioni di uno spleen
nichilista, di un'ebbrezza dell'abisso, di un incontro con il nulla azzeratore
seppure rigenerante, scenario psicologico questo che , in passato, la poesia
della Amoruso aveva solo, per velate allusioni, lasciato intravedere.
Il N° 13, non per nulla
titolato come "Riflessioni", fortemente meditativo e è tuttavia
rivelatore dello spirito più genuino dell'artista, della sua attitudine, tutta
femminile, di affiancare e far concordare gli opposti: dopo aver inanellato, in
un lungo e lapidario asindeto, più di venti affermazioni categoriche,
analitiche, normative e istruttive circa il senso da dare alla nostra
esistenza, la poetessa, in un subitaneo empito emotivo, trapassando dalla
distaccata sentenziosità a un tono confidente e gioioso, conclude inneggiando
alla vita: "La nostra vita/ Unica, irripetibile,
magnifica"
Due brevi "numeri"
poi fanno da chiave di volta e di lettura di tutta l'opera e , in un certo
senso, ne rappresentano il motore. La bellissima quartina rimata
al N° 17 (3,7,7,4)
"Attratti
irreparabilmente
dal fascino sottile
della mente"
dove l'avverbio che svolge
per intero il terzo verso ("irreparabilmente") dà il senso e il
colore alla srtofa e la terzina al N° 20 (3,8,5) diacronica e struggente definizione
di libertà.
"Con gli anni
ci si aggrappa alla libertà
che non basta mai"
Subito dopo ( N° 21) la
poetessa riafferma quello che un suo leitmotiv, ossia l'orgoglio dell'identità
di genere ( "Sono orgogliosa di essere nata donna/ E femmina/.....")
rivendicando al sesso femminile la prerogativa di un'intelligenza superiore del
mondo.
Comprensione non solo e non
tanto razionale ma, per così dire, "olistica" e comunque inoltrantesi
in un'atmosfera extrarazionale, intuitiva e , infine, perché no?, anche
prodigiosa.
D'altra parte Raffaella
Amoruso non è insensibile al fascino e alle prospettive di questa dimensione
indefinita e misteriosa così come non disdegna di calarsi nel suo cerimoniale
assumendone un ruolo magico ( N° 27: "Farò pozioni/ di magie
d'amore/....), N°30: "Tu Sciamano/ gestisci l'anima mia amata/....").
"Istanti di vita",
in conclusione, pur restando sostanzialmente in linea con la sua produzione
precedente, rappresenta un'ulteriore significativa tappa nella maturazione
poetica di questa poliedrica artista.
Luciano Domenighini
(gennaio 2016)